UN SALTO IN ALTRE DIMENSIONI

Chi si trova di fronte ad un’opera di Osvaldo Moi la riconosce subito, è questo un merito che tocca ai veri artisti; un’originalità sempre nell’ambito di una sintassi culturale artistica italiana. La cosa che di più colpisce, nelle sculture di Moi, è la ricerca del movimento, il ciclista diventa parte integrata della sua bicicletta in uno sforzo di velocità e la figura si muove in un mezzo cerchio con l’estremità sollevate verso l’alto. Non è solo movimento nello spazio quello che appare nelle figure sempre ricercate di Moi, è volere a tutti i costi spiccare un salto verso altre dimensioni, soprattutto salire. La figura emblematica del gruppo dei diciannove martiri fornisce la prova assoluta, questi esili sui piedi, in gruppo composto, dando un ultimo sguardo intorno, si staccano verso l’etereo, man mano perdendo materialità. Eppure in altre opere Moi, sa dare peso, corpo e consistenza alla materia, quando le mani forti nel gesto di donare, o con il pugno chiuso da sole o sorrette da un braccio danno la sensazione della loro presenza, come se volessero manifestare un ruolo preciso. Per essere bravi scultori bisogna prima essere ottimi disegnatori, e qui si scopre questa vena incredibile di come il tratto sicuro e forte di uno scultore possa rappresentare la figura umana. Nei ritratti a punta secca colpisce l’immediatezza del segno, lo stile garbato, ma ancora di più di come l’artista aborrendo le convenzioni va direttamente nell’animo di chi ritrae. Moi sa cogliere l’essenza rappresentando immediatamente il “carattere” quasi operasse una radiografia dell’anima. Molti come direbbe Guido Gozzano “gli oggetti reitti” che Moi per diletto rappresenta, siano esse lumache cornute o coccinelle stilizzate, questi oggetti sembrano figure ancora larvali, dalle quali l’artista più tardi sperimentando otterrà un’opera finita. Sperimenta moltissimo Moi, ricerca la qualità della materia e la capacità di questa di creare astrazione. Un’opera che di certo colpisce non solo per lo stile ricercato, ma per la sua originalità, è la donna che oltrepassa il muro. Di stile classico questa donna armoniosa si è già infilata per metà nel muro, sta andando verso un altro mondo, ha di già varcato per metà la soglia, sicura, tesa a superare con un forte slancio un confine tra due mondi. Moi è artista del movimento, lo cerca lo prova e coinvolge chi guarda le sue opere in questa operazione.

Sebastiano Stranges Ellesmere
Giornalista e fotografo
26 agosto 2010

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