Può un\’opera racchiudere la vita di un artista? L’inventiva di Osvaldo Moi lo fa attraverso una creazione che diventa narrazione dagli anni della sua adolescenza sino ad oggi.
“Il grande passato” è la presentazione di un bidone zincato che raccoglie al suo interno una serie di oggetti. Definirli semplicemente “oggetti”è riduttivo e banale perché sono frammenti di vita che ricostruiscono momenti, emozioni e ricordi. L’artista ci racconta che il bidone rappresenta l’inizio della sua vita lavorativa dall’età di 11 a 17 anni quando si occupava della raccolta dell’immondizia che veniva gettata dalle tramogge. “Ogni giorno sostituivo il bidone che si trovava all’interno di un locale chiuso per poi portarli fuori dove la nettezza urbana passava all’indomani mattina per la raccolta. Smisi quando vietarono tale raccolta perché antigienico. Nella mia vita ho fatto tanti lavori, sono curioso e mi piace mettermi in discussione, alla prova con me stesso come sfide personali”.
All’età di 18 anni scelse di avviarsi alla carriera militare, all’interno del bidone testimoniata da una mimetica, una borraccia e il calcio di un fucile. “Dall’età di 18 fino al 2016 sono stato un militare, e nell’ultimo periodo ho realizzato anche dei trofei per beneficenza. Qui c’è la copia di alcuni realizzati per il principe Alberto di Monaco (un calciatore, un ciclista, un golfista).
Un percorso che giunge al 2016 con la pubblicazione del libro Osvaldo Moi edito da SKIRA curato dallo storico e critico d’Arte Martina Corgnati docente presso l’università di Brera Milano. “L’opera raffigurata in copertina è il racconto del mio passato 43 anni di vita. Lì dentro anche se non si vedono ci sono tanti miei lavori. Per me mettere tutto all’interno del bidone dell’immondizia ha significato rifiutare il concetto di guerra fine a se stesso ma non come strumento di pace. Nell’88 mi trovai come soldato ONU A New York nel Palazzo di Vetro per ricevere il premio Nobel della pace\”.
Il passato è il racconto di un vissuto che racchiude esperienze e progetti, per Moi un identificarsi in ciascuno di essi. Un opera nell’ opera dove lo sguardo spazio per trovarne correlazione e percepisce una sensazione materica grazie all’uso della stoffa e del legno. Ci sono vite che non si riescono a riassumere solo con le parole perché sarebbe riduttivo, la capacità dell’artista di coniugare in modo sintetico ma completo i suoi 46 anni lavorativi ha l’espressione di chi trasmette senza parlare. Se dietro quest’opera non ci fosse il suo racconto attraverso il titolo ogni spettatore avrebbe colto e ricostruito il percorso che l’ha condotto a questa realizzazione.
Leggere quest’opera significa entrare nella vita dell’artista e vivere le sue passioni. Nulla qui è stato posto per ornare o decorare ma semplicemente raccontare attraverso il linguaggio visivo per avere un impatto comunicativo immediato e diretto. Estremamente semplice, realizzata con materiali usuali diventa l’espressione di come Moi vede e ripercorre il suo passato. E di come noi spettatori viviamo e rivediamo il suo racconto attraverso il suo “Grande passato”.