Biografia

Osvaldo Moi

Osvaldo Moi, scultore da sempre, ha iniziato a manifestare il suo talento sin dalla tenera età. Agli inizi della 1° elementare, durante le ore di lezione, smontava con le unghie la lametta dell’innovativo temperino che usava come scalpello per creare opere in miniatura, modellando matite in forme stravaganti, lontano dagli occhi indiscreti della maestra. Questa passione infantile si è evoluta in uno stile distintivo, spesso caratterizzato da un sottile senso dell’ironia e da una costante ricerca dell’originalità, con una predilezione per linee fluide e amore per i dettagli.

Moi privilegia materiali come il bronzo e il legno pregiato, ma non esita a esplorare l’uso di elementi più moderni e tecnologicamente avanzati come l’alluminio, la vetroresina, il plexiglass e le resine epossidiche. La sua arte si esprime principalmente attraverso forme figurative, ma non disdegna incursioni nel surrealismo, conferendo alle sue sculture una dimensione quasi onirica.

Durante i suoi 37 anni di servizio come Sottufficiale e pilota di elicotteri nell’esercito italiano, ha sempre dedicato molto tempo alla scultura, sperimentando e sfidandosi con nuovi materiali e forme. Nonostante una certa iniziale riluttanza a mostrare i suoi lavori, cominciò ad esporre pubblicamente nel 2000, partecipando con successo al Simposio di scultura su legno di “Sgorbia” a Rivoli fino al 2004. L’anno successivo, ha organizzato e partecipato a una mostra collettiva a Tione, diventando anche presidente dell’Associazione Umanitaria Tuttiartisti, da lui stesso fondata.

Le sue esposizioni non si sono limitate al territorio nazionale: nel 2006 ha tenuto una mostra personale presso la galleria “Art Present” a Parigi e successivamente le sue opere sono state esposte permanentemente nella galleria Nichido sempre a Parigi e nella galleria Jung Bui a Saint Paul de Vence dal 2008 fino al 2015. 

Tra le sue opere più note ci sono i “Nasini” in bronzo, che evocano piccoli fenicotteri, una delle sue prime creazioni datate 1988. Moi ha una predilezione per temi naturalistici e antropomorfi, come dimostrano le sue sculture che rappresentano animali e figure umane interagire con elementi come acqua, aria, terra e fuoco. Uno dei suoi primissimi lavori è appunto il risultato della fusione di acqua ed aria: è il “Pinguino”, opera del ’95, realizzata in piccoli petali di bronzo, plexiglass e alluminio. Da allora sino ad oggi sono seguiti lavori dedicati a Pesci, Paguri, Ricci, Tapiri, Capre e altre piccole creature selvatiche, oltre a molti ritratti di persone celebri.

Dall’anno 2005, ha iniziato un affascinante viaggio espressivo nell’universo dello sport attraverso la scultura, inaugurando questa fase con l’opera “Olimpico (Dalla ruota alla Luna)“. Questa scultura, che incarna un uomo imponente in un gesto di forza e agilità, rappresenta non solo l’atleta ma anche un inno al trionfo dello spirito umano. Tale espressione si estende anche a “Genesi” (La genesi della ruota e dell’uomo), un’opera che cattura un atleta mentre corre con una ruota in legno di Cirmolo su un basamento di granito nero. Questa scelta materica non è casuale ma intenzionale, evocando la resilienza e la perpetua aspirazione umana verso il progresso.

Moi non ha mai trascurato l’aspetto umano e sociale dell’esistenza, spesso focalizzando la sua attenzione sulle figure femminili, come illustrato magistralmente nell’opera “Donna che entra nel muro”. Qui, la scultura trascende la semplice rappresentazione estetica per divenire un potente commento sulla condizione femminile, suggerendo una riflessione sul ruolo e lo spazio delle donne nella società contemporanea.

Il suo impegno umanitario si manifesta con forza nel suo tributo ai “Caduti di Nassirya”, un commovente gruppo in bronzo che omaggia le vittime innocenti delle tragedie della guerra, tra cui quelle irrimediabilmente toccate durante la sua carriera militare come pilota di elicotteri. Questa capacità di trasformare il dolore e la testimonianza in arte è una testimonianza della profondità del suo impegno sociale e artistico. La religiosità si intreccia profondamente con l’umanità nelle sue opere, particolarmente evidente nella scultura “Sindone”, che rappresenta Gesù in ascensione. Creata in occasione della visita di un Papa, l’opera si erge come un simbolo potente della trascendenza e della redenzione, eseguita con una maestria che utilizza il legno di noce per sottolineare la naturalezza e la sacralità dell’immagine rappresentata.

Nel corpus artistico, l’autoironia emerge come un leitmotiv, specialmente nel suo marchio personale che incorpora una lumachina, la “Escargot”. Questo elemento, nato nel 2006 e poi evoluto attraverso vari cicli interpretativi, si carica di significati talora scaramantici, riflettendo la sua visione del mondo e il suo approccio ludico all’arte. Alcune in bronzo e resina sono della collezione della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo.

La  brillante carriera è costellata da un’attività incessante, con oltre un centinaio di mostre e installazioni pubbliche che testimoniano la sua voracità creativa e il suo desiderio instancabile di esplorare nuove frontiere artistiche. 

Attraverso il suo lavoro, Moi continua a stupirci, sfidando le convenzioni e arricchendo il dialogo culturale con la sua voce unica e irriverente.

La sua arte, che scaturisce dall’istinto e si modella nella materia, è una continua ricerca di significato, un percorso che, stupisce, diverte e fa riflettere, questo è il motivo per cui è sempre un crescendo!

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