Anche quest’anno Osvaldo Moi partecipa al progetto Artisti dentro Onlus. Abbiamo realizzato un intervista alla presidente dell’Associazione Sibyl von der Schulenburg che ha illustrato in modo esaustivo mission e attività realizzate per rendere il carcere un affaccio sul mondo dell’arte.
Chi è Sibyl von der Schulenburg
Me lo chiedo spesso, ma non trovo una risposta esaustiva. Di certo sono un’anima eclettica, interessata sempre a progredire in qualsiasi cosa faccia, competitiva, curiosa e spesso in bilico sul filo teso tra emozione e ragione. All’atto pratico, sono dirigente d’azienda, scrittrice e presidente di un’associazione di volontariato, sono dunque produttiva, creativa e talvolta oltremodo ottimista.
Figlia di due scrittori, sono stata cresciuta con un concetto di cultura ben chiaro e non relegato a teoria, ma praticato giornalmente.
Artisti dentro Onlus: qual è la mission dell’associazione e da dove nasce l’idea di dar vita a questo progetto
La mission di Artisti Dentro Onlus è la promozione di arte e cultura in carcere, prevalentemente negli istituti italiani. Diversamente dalla gran parte di associazioni che si muovono in ambito carcerario, noi agiamo prevalentemente restando all’esterno e ciò ci consente di raggiungere, potenzialmente, qualsiasi detenuto. Abbiamo scelto lo strumento del concorso a premi poiché ci permette di smuovere alcune energie bloccate nei detenuti; riusciamo a raggiungere persone isolate, chiuse in celle minuscole, e stimolare un poco la loro motivazione attraverso la competizione, fino a tirare fuori la loro creatività, la forza che li aiuterà a realizzare il cambiamento necessario al recupero sociale.
L’idea è nata combinando i miei due indirizzi di studio, giurisprudenza e psicologia. Non perdo mai di vista che ogni detenuto è anzitutto un essere umano in condizione di fragilità psicologica e mi riferisco all’articolo 27 della nostra Costituzione per quanto riguarda il diritto al recupero sociale. L’associazione è stata fondata da imprenditori con l’obiettivo di contribuire a ridurre l’altissimo tasso di recidiva che in Italia si attesta attorno al 75% contro il 17% di un carcere modello come Bollate.
Il carcere diventa così luogo di divulgazione culturale, quanto i detenuti apprezzano queste attività?
Noi offriamo una finestra sull’arte, convinti che sia uno dei veicoli di cultura; l’altro è lo studio, lo strumento principe per combattere la criminalità, soprattutto quella organizzata.Dai detenuti, ma anche da molti educatori, riceviamo parole di ringraziamento, qualcuno (un detenuto in un carcere di massima sicurezza) dice di essere stato salvato dai nostri progetti. Il gradimento dei detenuti è testimoniato anche dal fatto che quasi tutti si firmano con il nome anagrafico (pochissimi sono quelli che usano pseudonimi) poiché vogliono dimostrare di essere anche in grado di fare qualcosa di bello e sono fieri di vedersi pubblicati nella nostra antologia annuale.
Considerando anche le precedenti edizioni che riscontro ha potuto evincere dalla realizzazione di quest’ iniziativa
I nostri grafici statistici dimostrano una crescita rapidissima. Ognuno dei nostri progetti ha un particolare punto di forza, maè“Pittori Dentro”, il concorso di mail-art, che registra ogni anno il maggior aumento di partecipanti poiché la pittura è un linguaggio universale, alla portata di tutti, anche dei non italofoni che nelle nostre carceri sono sempre di più. “Scrittori Dentro” e “Cuochi Dentro” crescono più lentamente in quanto il tasso di scolarità tra i delinquenti comuni è generalmente molto basso. Tirando le somme, possiamo dire di aver raggiunto ottimi risultati in termini di partecipazioni (nel 2019 hanno partecipato detenuti da 66 istituti di pena italiani e uno filippino) e, sulla base delle opere pervenute, possiamo anche verificare che il livello della qualità, in generale, è molto cresciuto.
Quali saranno i luoghi protagonisti di quest’iniziativa?
I luoghi principali sono le carceri dove gli artefatti nascono. All’esterno ci preoccupiamo di dare visibilità agli “artisti”: attraverso la pubblicazione per scrittori, poeti, rapper e cuochi che inviano le loro ricette; per i pittori organizziamo mostre d’arte, collettive di mail-art a cui partecipano centinaia di autori detenuti. Quest’anno abbiamo in calendario la Mostra Galeotta 2019 a Matera (24 sett./06 ott.), quindi la Mostra Galeotta nel quadro di Bookcity a Milano (15 nov.) e, se avrò ancora energie, saremo a Venezia a dicembre.
Osvaldo Moi è parte del gruppo di artisti che per beneficenza sostengono l’iniziativa, qual è il suo parere in merito alle opere da lui realizzate?
Il progetto “Pittori Dentro” è stato affiancato da “Artisti Fuori”, un gruppo di pittori, scultori, architetti, fotografi e, in genere, creatori di arte visuale che offrono le loro opere di mail-art a sostegno dei nostri progetti. Si tratta di artisti affermati, personaggi che si muovono nel mondo concorrenziale dell’arte libera, eppure hanno una spiccata sensibilità per le sofferenze di chi è condannato a vivere in prigionia, a prescindere dal reato commesso.
Osvaldo Moi è parte di questo gruppo sin dalla sua costituzione e credo di vedere nelle sue opere di mail-art la forza espressiva che trovo in quelle dei detenuti.
Attraverso le sue opere, Osvaldo trasmette un’idea filosofica di perimetro interiore molto ampio, la condizione di qualcuno che sia sfuggito alla sua caverna socratica. Sembra solcare i cieli dell’immaginazione senza perdere il contatto con la terra e in questo differisce dalla maggior parte di artisti, inoltre si confronta con il piccolo spazio di una cartolina imprimendovi un messaggio ben chiaro: l’urlo di qualcuno che non chiede di essere interpretato ma pretende di essere ascoltato. Questa concretezza creativa di Osvaldo Moi lo rende unico tra gli artisti liberi che sostengono la nostra iniziativa, ma lo accomuna – in un certo senso – ad alcuni dei reclusi che usano la pittura per raccontare storie di vita vissuta: voci potenti che non restano inaudite.
La partecipazione di Osvaldo Moi sottolinea la sua sensibilità e desiderio di rendere l’arte che gli appartiene patrimonio da condividere. La realizzazione della cartolina raffigurante l’ape fa riemergere un tema ambientalista a lui caro, in quanto partecipe anche ad un altro evento \” Apiarioautore\”. Un progetto seguito ed ideato dall’ingegnere Mauro Rutto. Impegno sociale e ambientalistico che percorrono la strada parallela dell’arte, dove una creazione conduce a delle iniziative con finalità benefiche. La comunicazione dell’opera di Osvaldo Moi è definita nei dettagli della sua tridimensionalità, con cura per la scelta dei colori che rendono l’ape dipinta molto realistica.