Coronavirus e arte un pensiero del tutto nuovo al quale mai prima eravamo stati abituati. Un cambiamento radicale non solo nella vita di ciascuno ma una profonda presa di coscienza dell’oggettiva realtà che ci circonda. Ecco che ogni semplice gesto, parola, abbraccio assume un senso quello dell’osservazione con la calma dimenticandosi di un mondo che troppo spesso corre.
Dunque, riportiamo l’arte ad una dimensione profonda: l’osservazione. Abbiamo sperimentato i musei virtuali dove non c’è la calca di gente spasmodica di inviare la foto della Primavera del Botticelli ma il silenzio dei tuoi spazi domestici. Un silenzio che si insinua nella tua mente e fa spazio all’ammirazione dell’arte, dell’opera, quasi in assoluta contemplazione fino a sentirti dentro di essa. Senza rumore, voci, fastidi un rapporto che diventa più intimo e personale. L’arte ha bisogno di spettatori per essere apprezzata e valorizzata ma va rispettata e amata in ogni sua forma.
Se in questo tempo abbiamo acquisito la capacità di essere osservatori attenti e alimentato in noi il gusto per ciò che l ‘arte in ogni sua forma rappresenta, avremo tratto un minimo beneficio dal nostro isolamento. Ciascuna mente creativa elabora secondo alcuni canoni e il distaccamento dalla realtà è una tra queste forme.
Osvaldo Moi ha sempre espresso, attraverso le sue opere, il forte legame che lo lega alla realtà e all’essenza dell’essere in ogni sua opera. La sua particolare predisposizione verso una raffigurazione a tratti ecclettica mostra il suo dinamismo e sguardo al futuro. In ogni sua opera vive un moto perpetuo che è quello di rendere lo spettatore partecipe della sua storia. E come ogni uomo, ogni artista vive nella sua opera che diventa percorso per chi la osserva. Coronavirus e arte binomio insolito ma che diventa spunto di riflessione sulla bellezza dell’arte e di quanto l’uomo non possa farne almeno.
“In questo momento l’arte non è ferma perché riesce a mettere a disposizione immagini per far vedere e creare piacere anche attraverso i social. Oggi molto utili anche per questo perchè puoi entrare dentro un museo, una galleria e vedere opere che magari non puoi ammirare di persona. E chi non può comprarla può ammirarle. Io sono in fase di sistemazione del mio nuovo atelier uno spazio espositivo, una galleria per le mie opere. Fra qualche mese ci sarà l’inaugurazione e continuo a crederci nell’arte nonostante le difficoltà del momento. Un investimento fatto prima di Natale quando ancora non circolavano notizie sul Coronavirus. In questo momento tutte le classi sociali andrebbero sostenute ed aiutate così da poter risollevare le sorti della collettività. Questa è la mia opera: urla l’inno nazionale, le maschere che esprimono sofferenza, rabbia, sono dei visi bloccati che non possono uscire ed urlano con tutta la loro forza. Un opera nata all’inizio di questo lockdown…….” Osvaldo Moi